Digital Skill Gap: la situazione in Italia
La rapida crescita della digitalizzazione ha cambiato la natura del mondo come lo conosciamo: è cambiato il modo di lavorare, di relazionarci con il prossimo, di andare in banca e di fare la spesa. Le aziende di tutti i settori hanno dovuto adattarsi e le competenze digitali sono ormai considerate essenziali per qualunque lavoratore.
Tuttavia, se la domanda per le competenze digitali resta alta, l’offerta è bassa. Le risorse, spesso, non hanno le competenze necessarie per gestire la trasformazione tecnologica e le aziende faticano a trovare i talenti per i ruoli digitali. Questa differenza tra domanda e offerta, meglio conosciuta come digital skill gap, è diventata molto più evidente durante la pandemia, quando le aziende hanno cercato di spostare quanti più compiti potevano online e naturalmente la domanda per competenze digitali è ancora aumentata.
L’importanza delle competenze digitali
Nel lontano 2006 il Parlamento Europeo aveva già riconosciuto l’importanza delle digital skill, quando identificò la competenza digitale come una delle 8 skills essenziali che ogni individuo dovrebbe possedere in una società basata sulla conoscenza. L’aggiornamento del 2018 e l’arrivo di DigComp , il framework europeo delle competenze digitali, definisce queste ultime come segue:
[…]includono l’uso e il coinvolgimento sicuro, critico e responsabile delle tecnologie digitali per l’apprendimento, per il lavoro e per la partecipazione attiva nella società. Includono la ricerca delle informazioni, l’alfabetizzazione dei dati, la comunicazione e la collaborazione, la creazione di contenuti digitali (inclusa la programmazione), la sicurezza (include anche il benessere digitale e le competenze relative alla cyber security, questioni relative alla proprietà intellettuale, problem solving e pensiero critico.
Council Recommendation on Key Competences for Lifelong Learning, 22 Maggio 2018.
Riconoscendo quindi il ruolo cruciale delle competenze digitali nella società di oggi, e rinnovandone la categorizzazione quest’anno con il DigComp 2.2 nel Digital Compass for Europe digital decade, l’Unione Europea si pone 3 ambiziosi target, da realizzare entro il 2030:
- Raggiungere almeno l’80% della popolazione tra i 16 e i 75 con le digital skill di base entro il 2030;
- Dare lavoro a 20 milioni di “digital specialist” nell’Unione Europea;
- Convergenza tra uomini e donne nel mondo del lavoro a specializzazione digitale.
L’European Skill Index
L’ESI (European Skill Index) misura le performance del sistema di competenze di ogni Paese europeo nel tempo, attraverso un indicatore. Un sistema di competenze nazionale ha sia il compito di sviluppare delle competenze nella popolazione, sia attivare le stesse competenze in un contesto lavorativo, facendo in modo che corrispondano effettivamente alla domanda di mercato e alle esigenze delle aziende. Da qui, i tre elementi caratterizzanti che vengono misurati nell’Index:
- Lo sviluppo delle competenze rappresenta l’insieme di attività educative del Paese e gli immediati risultati in termini di competenze sviluppate;
- L’attivazione delle competenze include gli indicatori sulla transizione dalla formazione al lavoro, insieme al tasso di attività del mercato del lavoro per diversi gruppi della popolazione;
- La corrispondenza delle competenze (Skills Matching) rappresenta quanto le competenze sviluppate siano effettivamente utilizzate e trovino una corrispondenza nel mercato del lavoro
L’ESI misura la distanza dalla performance ideale nei tre fattori citati, che vale 100. La performance ideale è calcolata come la più alta raggiunta da qualunque Paese in un periodo di 7 anni.
Le competenze digitali in Italia
Passiamo al caso specifico dell’Italia, che nell’European Skill Index si posiziona tra gli ultimi in tutti e tre i fattori: è ferma all’ultimo posto dal 2020 e appartiene da allora al gruppo “low achiever” o a basso rendimento. In particolare, su 31 Paesi, si colloca al 24° posto nello sviluppo delle competenze, ultima nell’attivazione delle competenze e al 27° posto nello skill matching. L’Italia si posiziona al dodicesimo posto per percentuale di studenti IFP (cioè che hanno scelto un percorso professionale), ma torna in fondo alla classifica ottenendo il 29° posto per l’istruzione secondaria superiore. In altre parole, su 100 punti, l’Italia ne totalizza 15, posizionandosi all’ultimo posto dell’European Sklill Index.
Inoltre, secondo il Global Digital Skill Index di Salesforce, l’86% degli intervistati Italiani dichiara di non avere le competenze digitali necessarie alle aziende e l’87% si sente altrettanto impreparato per i prossimi cinque anni. Nonostante questo, solo il 17% si sta formando per cercare di colmare questo divario, contro una media globale del 28%.
È quindi evidente che il digital skill gap in Italia è più presente rispetto agli altri Paesi Europei e al resto del mondo. Le cause sono da ricercarsi prima di tutto nell’accesso limitato alla tecnologia: nel report di Salesforce, mentre l’indice medio globale di digital readiness si attesta a 33 punti, l’Italia è solamente a 25. Come ci dimostra l’EDI, anche l’accesso limitato, o l’efficacia limitata delle (poche) competenze acquisite gioca un ruolo fondamentale nell’aumento di questo skill gap. La terza causa evidente è la mancanza di comunicazione tra imprese e istituti di formazione: nell’European Skill Index l’Itali totalizza 31 punti su 100 nell’abilità di corrispondere le competenze apprese con le esigenze del mercato del lavoro e il ruolo effettivo che il singolo andrà a coprire.
L’unica soluzione possibile è la formazione a tutti i livelli, in tutte le fasce di età. Le aziende potrebbero iniziare ad investire su programmi di upskilling, reskilling e ridistribuzione del lavoro e competenze, anche con l’aiuto dei Fondi Interprofessionali. Dall’altra parte, le Regioni potrebbero adottare un framework di competenze comune, per rendere più facile la corrispondenza delle competenze con l’esigenza di mercato.
Aziende, istituzioni e enti di formazione pubblici e privati devono necessariamente comunicare per implementare un piano nazionale di sviluppo delle competenze digitali, sulla base delle esigenze reali del mercato del lavoro attuale. Non solo: la formazione a tutti i livelli ha bisogno di essere innovata, eliminando dai programmi scolastici superiori, inferiori e aziendali, metodi e percorsi obsoleti e introducendo più attività pratiche e confronti con il mondo reale nei programmi di formazione di tutti gli enti formativi.